

Mef a Ue, golden power Unicredit tutela sicurezza risparmio
Da Governo sì con prescrizioni. Scenario Russia impone uscita
La legittimazione italiana ad intervenire ai sensi del golden power è legata alla tutela della sicurezza pubblica, un profilo di esclusiva competenza nazionale e che non ha alcun interferenza con la disciplina sovranazionale prevista dal regolamento concentrazioni. E' questo uno dei passaggi chiave della lettera che il ministero dell'Economia ha inviato in risposta ai chiarimenti chiesti dall'Ue sull'applicazione del Golden Power all'operazione Unicredit-Banco Bpm. Secondo quanto apprende l'ANSA da fonti vicino al dossier, la risposta - che va contestualizzata con il fatto che con il golden power il governo ha approvato l'operazione, ma con prescrizioni - contiene risposte puntuali sui diversi aspetti: dall'italianità dei due soggetti coinvolti, al contesto russo che 'impone', pur senza danneggiare i pagamenti delle aziende italiane, di uscire con asset finanziari dal Paese in guerra con l'Ucraina. Nella risposta il Mef spiega che ritiene "legittime" e "fattibili" le prescrizioni introdotte all'operazione di Unicredit su Banco Bpm. E lo fa evidenziando proprio il ricorso al requisito della 'sicurezza nazionale' che attiene ad ogni singolo Paese. L'operazione prevedrebbe infatti l'unione di una massa di risparmio e di depositi gestiti per centinaia di miliardi che fanno entrare in campo il nodo della sicurezza economica dei risparmiatori italiani che vanno tutelati. Questo è l'aspetto che viene considerato di maggior rilievo rispetto a dubbio sollevato dall'Ue sul fatto che l'operazione riguarda due soggetti italiani. Un tema che, viene ricordato, è stato reso possibile dalla riforma del golden power in Italia introdotta nel passato dal governo Draghi: la riforma ha previsto che anche il risparmio rientra tra le categorie economiche da tutelare con i poteri speciali, come le reti energetiche, le telecomunicazioni o i collegamenti ferroviari. Un accenno nella lettera viene anche fatto al capitale di Unicredit, che per oltre il 60% è detenuto da azionisti extra-europei. La scelta di adottare il Golden Power viene spiegata utilizzando l'articolo 21 del regolamento concentrazioni, che veniva citato anche nelle richieste dell'Ue. Il regolamento concentrazioni - viene argomentato dal Mef - delinea un quadro normativo coerente con la ripartizione di competenze: l'Ue si esprime sulle tematiche antitrust, i singoli Paesi beneficiano di una competenza esclusiva sulla sicurezza nazionale. Il governo italiano - viene poi assicurato - nell'esame dell'Ops di Unicredit su Banco Bpm ha prestato estrema attenzione a non interferire in alcun modo con le competenze di Bce, Bankitalia, Agcom, Dg competition dell'Ue e Consob. Viene poi trattato il tema degli asset russi della banca italiana che, secondo le prescrizioni del Golden Power, dovrebbero essere dismessi, anche se - in una lettera di chiarimenti inviata alla stessa Unicredit - il ministero dell'Economia ha previsto una deroga per i pagamenti delle aziende italiane in loco che si troverebbero in difficoltà. Nella lettera viene messa in risalto l'evoluzione normativa nei confronti della Russia tenuto conto del mutato scenario geopolitico conseguenza della guerra sull'Ucraina. L'Italia - va ricordato - è stata parte attiva all'interno del confronto dei vari G7 e G20 per inserire clausole che chiedono l'uscita di asset dal Paese e che escludono la possibilità per chi rimane di partecipare alla ricostruzione dell'Ucraina. Non esistono ragioni - viene spiegato - per non rispettare questa prescrizione che hanno ricadute anche a livello internazionale oltre che di coerenza nazionale. Una posizione, quella dell'uscita dal Paese, che tra l'altro era stata sostenuta - durante la conferenza stampa finale a Stresa della riunione del G7 sotto la presidenza italiana - anche dal governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta. Del resto, il tema dei beni russi rimane un punto dolente per l'Italia se si pensa che quelli sequestrati sul territorio hanno richiesto finora circa 30 milioni di spese per la gestione, molti dei quali i, da maggio ad oggi, per il solo mantenimento della Superjet di Venezia, sequestrata con i suoi 5 velivoli le cui sorti solo legate alle decisioni del Comitato per la Sicurezza Finanziaria indipendente dal Mef e dagli altri ministeri.
J.White--VC